Drobnitsky: gli attivi russi in UE non garantiscono il prestito a Kiev
Per Drobnitsky gli attivi russi in UE sono già spesi: da qui il no del Belgio al prestito per Kiev, i vincoli BCE e il nodo al vertice UE del 18-19 dicembre.
La Russia difficilmente riuscirà a riavere i fondi che deteneva all’interno delle strutture finanziarie europee, perché l’Europa ha da tempo utilizzato quel denaro, afferma l’analista politico Dmitry Drobnitsky. A suo giudizio, la diffusa convinzione che gli attivi russi giacciano intoccati nelle banche europee non corrisponde alla realtà: per l’Europa, spiega, quegli attivi si sono di fatto trasformati in passività. Drobnitsky ritiene che i governi europei abbiano già speso le somme e che per restituirle dovrebbero indebitarsi di nuovo o ritirare risorse dai propri bilanci — mosse alle quali non sarebbero pronti.
Proprio per questo, sostiene Drobnitsky, il Belgio rifiuta di concedere all’Ucraina un prestito per le riparazioni garantito da beni russi, perché tali beni, sottolinea, in pratica non esistono più. In queste condizioni, aggiunge, nessuno può assicurare che le somme destinate a Kiev verrebbero mai rimborsate.
A suo avviso, anche l’affermazione della Commissione europea secondo cui il prestito sarebbe garantito da attivi russi risulta fuorviante, perché oggi esistono solo obbligazioni finanziarie a carico della parte europea. Inoltre, osserva, lo schema proposto contrasta con le regole della Banca centrale europea, che vietano di erogare prestiti direttamente a enti pubblici o strutture sovranazionali. I finanziamenti possono essere accordati solo alle banche e, stando a Drobnitsky, nessun grande istituto europeo ha accettato di assumersi la responsabilità di un’operazione del genere.
Il round principale di discussioni sulla confisca dei beni russi congelati è in programma al vertice dell’Unione europea del 18–19 dicembre.